Smart home: mercato italiano a 556 milioni e siamo il Paese con le maggiori prospettive
Il rapporto “Internet of things nelle case italiane” del Centro studi Tim delinea l’evoluzione. In pole position gli smart speaker, la connettività a banda ultra larga fa aumentare l’adozione di dispositivi domestici intelligenti. Nardello: “Giro d’affari raddoppierà in pochi anni, oltre un miliardo di euro entro il 2023”
Nel mondo il mercato della Smart home vale 68 miliardi di euro, e arriverà a 110 miliardi nel 2023. Ma l’Italia sembra proprio non voler restare indietro sul tema: il business nazionale vale oggi 566 milioni di euro, in lieve frenata rispetto al 2019 (-6%) a causa della pandemia, ma le prospettive future sembrano molto positive. La crescita media annua prevista è infatti del 26%, e nel 2023 il giro d’affari dovrebbe superare il miliardo di euro, grazie all’attenzione degli italiani alle proprie abitazioni derivante in parte anche dall’effetto comportamentale post-Covid.
Ad affermarlo è il rapporto “Internet of things nelle case italiane” del Centro studi Tim, secondo cui oggi sono Usa e Cina i principali mercati del comparto, cresciuti rispettivamente del 20 e del 40% nel corso del 2019 e rimasti invariati nel 2020. In Europa, invece, i Paesi con maggior valore del mercato sono Germania e Inghilterra con circa 3,2 miliardi di euro, mentre Italia e Spagna hanno le migliori prospettive. Sebbene anche per l’Europa il mercato della Smart home abbia registrato una battuta d’arresto come effetto della pandemia, in termini di ricavi e di oggetti venduti, aumentano i clienti che utilizzano gli oggetti smart nella propria abitazione. In sostanza, si sono venduti meno oggetti smart ma ad un numero più ampio di famiglie rispetto al passato.
Per il 2021 la crescita attesa in Europa dovrebbe ripartire con l’intensità del 2019, se non ancora maggiore, in linea con quanto prospettano recenti indagini sul mercato statunitense. Guida la classifica dei principali Paesi europei per diffusione degli oggetti smart nelle case il Regno Unito, dove per ogni 10 case ci sono 18 oggetti smart. Seguono la Germania (16 oggetti) e la Francia (12). Con 6 oggetti smart ogni 10 case, inoltre, l’Italia precede la Spagna che ne registra solo 4.
“La ricerca sulla Smart Home, che abbiamo elaborato con il Centro Studi Tim, evidenzia come la disponibilità di una casa intelligente, connessa con la banda ultra larga e dotata dei moderni dispositivi di domotica, non solo rende più comoda e sicura la vita di chi vi abita ma contribuisce a migliorare l’ambiente supportando anche la transizione ecologica del Paese – commenta Carlo Nardello, Chief Strategy, Business Development & Tranformation Officer di Tim -. Inoltre, si tratta di un mercato ad elevata potenzialità che stimiamo raddoppierà il giro d’affari in pochi anni in Italia, fino a superare il miliardo di euro entro il 2023. Con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei clienti, vogliamo porre l’accento sull’Internet of Things nella convinzione che la connettività sia un abilitatore di servizi, applicazioni e tecnologie. La smart home rappresenta un banco di prova fondamentale per questo mercato e noi siamo impegnati per ricoprire un ruolo di primo piano.
Smart speaker “traino” italiano
In Italia, a fare da traino sono gli smart speaker, altoparlanti dotati di assistenti vocali, che hanno registrato una vertiginosa crescita negli ultimi due anni (+59% nel 2019, +11% nel 2020). Tra gli altri dispositivi interconnessi per l’automazione della casa, collegati al web e gestibili da remoto, ci sono gli elettrodomestici smart piccoli e grandi e i dispositivi di controllo e connettività locale, quali gateway e hub, prese smart e comandi. Spazio anche a telecamere, sensori ed altri sistemi di sicurezza e protezione fino a home entertainment, illuminazione smart e sensori per migliorare il comfort domestico, sistemi e prodotti per il controllo dei consumi energetici domestici.
Per il 90% degli italiani intervistati da Doxa, dopo il lockdown la casa è in cima alla lista delle priorità, ma quasi la metà degli italiani (48%) si dice non pienamente o solo parzialmente soddisfatto della propria abitazione, con una differenza legata all’età e al reddito oltre che alla tipologia di casa e al titolo di godimento dell’immobile. Il 23% degli italiani ritiene che la casa ideale sia quella tecnologica, con un collegamento Internet veloce e stabile, è connessa con il Wi-Fi e controllabile dall’esterno attraverso lo smartphone, con sistemi di sicurezza avanzati e rilevatori di perdite e guasti. Le nuove esigenze legate alla pandemia hanno portato molte famiglie italiane a riconvertire le proprie abitazioni in uffici, aule per la didattica e perfino in palestre dove poter svolgere attività fisica, una “maison à la carte”, flessibile e mutevole in base alle attività, agli orari e agli interessi dei diversi componenti della famiglia.
Sempre più consapevolezza
Grazie agli incentivi statali per l’efficienza energetica e alla diffusione delle connessioni broadband e ultra broadband nel Paese, aumenta la consapevolezza dei consumatori sugli oggetti smart nelle case. La permanenza prolungata nella propria abitazione durante il lockdown, spesso connessa al fenomeno dello smart working, ha stimolato il ripensamento degli spazi domestici in ottica smart: il 46% dei rispondenti vorrebbe apportare modifiche alla propria casa, il 16% lo farebbe per migliorarne le dotazioni tecnologiche, mentre l’11% per aumentarne l’efficienza energetica. Il fenomeno ha riguardato anche le aree meno abitate del Paese; stanno infatti emergendo nuovi modelli di sviluppo territoriale grazie alla diffusione della banda larga e dello smart working.
La Smart home e il rispetto dell’ambiente
Le Smart home possono contribuire a ridurre in maniera significativa il consumo energetico delle famiglie italiane e quindi le emissioni di CO2. In particolare, i sistemi di energy monitoring della Smart home possono generare un risparmio fra i 3 e i 3,5 miliardi di euro annui se usati in maniera massiva. Una riduzione del 10- 15% dei consumi elettrici nazionali domestici legata ai dispositivi di energy management può portare inoltre ad una riduzione complessiva di CO2 di circa 1,7- 2,5 milioni di tonnellate l’anno.
Secondo una ricerca effettuata per Energy@Home, la Smart home raccoglie l’interesse dell’85% della popolazione. I principali driver di acquisto sono la ricerca del benessere, dell’efficienza e della sicurezza, con diverso grado di coinvolgimento in base alla fascia di reddito, alla zona di residenza, al livello di istruzione e all’età. La presenza in casa di almeno un oggetto smart cresce all’aumentare dei componenti della famiglia, dal 28% del single fino al 56% di un nucleo di almeno 5 persone, mentre la propensione al primo acquisto sembra variare intorno al 40% in modo meno sensibile, con un picco del 48% per nuclei familiari di 3 persone. In altri termini, le famiglie con figli, più giovani e mediamente più istruite hanno già almeno oggetto smart home. Con l’aumentare della numerosità del nucleo familiare aumenta la propensione ad avere oggetti smart. Al contrario i non interessati sono più numerosi tra i single.
La connettività è più “smart”
La presenza di connettività broadband e ultra broadband nell’abitazione, inoltre, si lega ad una maggiore propensione all’acquisto di un oggetto smart. Chi ha una connessione dati stabile e veloce possiede un oggetto smart nel 66% dei casi e intende acquistarlo nel 68% dei casi. Come primo acquisto, i kit sono spesso considerati la soluzione più semplice dagli italiani, specialmente da chi non ha ancora dimestichezza con gli oggetti smart, mentre l’acquisto del singolo prodotto è preferito da chi già possiede oggetti smart per una maggiore libertà di scelta delle caratteristiche dell’oggetto (88%) e la ricerca di un risparmio economico (83%).
“Tim con la sua connessione trasporta parole, dati e non solo. Ci stiamo evolvendo per vivere al meglio dove si vuole e rendendo le nostre case delle scatole di magia. Nel ventunesimo secolo siamo entrati in quella che è la rivoluzione della connessione. Stiamo costruendo case abilitate a far parlare tra di loro quei beni e quegli oggetti di servizio che in precedenza vivevano in forma unitaria il loro ruolo – sottolinea Luca Josi, Direttore Brand Strategy, Media & Multimedia Entertainment di Tim -. Oggi si apre una stagione in cui questi oggetti dialogano tra di loro, e completano la nostra vita quotidiana ottimizzandola e portandola a livelli che ancora non riusciamo a immaginare, perché la cosa straordinaria di questa cavalcata è che è chiaro il punto di partenza ma scopriremo solo giorno dopo giorno le novità. Nel mondo della sociologia dei consumi privati ci sono state due grandi rivoluzioni che hanno guardato alla casa. La prima, a cavallo del diciottesimo secolo, è stata la rivoluzione dell’acqua, ossia degli impianti idraulici, mentre la successiva è stata quella nel ventesimo secolo degli impianti elettrici che ha dato vita a una catena di nuovi servizi inimmaginabili al tempo della diffusione di questa possibilità”.
Dalla tecnologia maggior valore al mercato immobiliare
La Smart Home ha un notevole impatto sul mercato immobiliare, dove viene percepita come fattore differenziante ed attrattivo capace di ridurre notevolmente i tempi di compravendita dell’immobile. Negli ultimi anni in Italia si è assistito ad un generale decremento del prezzo delle abitazioni, che supera il 25% su base nazionale rispetto al 2012 per le abitazioni preesistenti. Prendendo a riferimento i mercati americano e britannico, più avanti dell’Italia nelle dinamiche di impatto dell’ultra broadband sul patrimonio immobiliare, in media per l’acquisto di una casa con fibra ottica si paga un prezzo più alto fino al 3,8%, che diventa fino al 15% in caso di affitto. Per contro le case senza connessione o con velocità di download ridotte possono valere il 20% -24% in meno. Internet è ora la quarta utility dopo gas, elettricità e acqua. La Smart home è data per scontata per le case nuove e/o di lusso, mentre per le altre case ogni soluzione smart installata porta un valore aggiuntivo dal 1% al 5%. Le case con sensori umidità e monitoraggio acqua, infine, subiscono oltre il 90% di danni in meno e quelle con servizi di videosorveglianza a larga banda subiscono meno furti.
“Abbiamo ritenuto interessante analizzare il concetto di casa per gli italiani e gli effetti che la diffusione della Smart Home e della larga banda potrebbero avere nel prossimo futuro sul patrimonio immobiliare italiano, attraverso un confronto con l’esperienza di altri paesi come gli Stati Uniti, visti come anticipatori di tendenze nostrane – sottolinea Lorenzo Foglia, Responsabile Devices e Servizi Innovativi di Tim -. Altrettanto significativi sono apparsi i possibili effetti sul mercato assicurativo, per il quale la Smart Home potrebbe essere la chiave di volta per la riduzione del rischio assicurativo e la fornitura di proposte personalizzate”.
Cybersecurity, privacy e interoperabilità le prossime sfide
Lo sviluppo del mercato italiano della Smart home sarà accompagnato dall’implementazione di strumenti e servizi che garantiranno alti standard di sicurezza: un italiano su due (55%) preferisce non condividere i propri dati personali anche a casa, analogamente a quanto vale per inglesi (52%), francesi (53%) e tedeschi (47%). Anche per questo motivo si arricchisce il livello di sicurezza delle nuove tecnologie di connessione wireless tramite le quali i dispositivi della smart home si scambiano le informazioni (es. standard WiFi 6), si sperimentano nuove soluzioni assicurative e si rafforza il livello di sensibilizzazione dei cittadini attraverso campagne informative mirate delle istituzioni europee e nazionali. Direttamente collegato per gli italiani è il tema privacy, in particolare rispetto agli smart speaker che ascoltano e apprendono dall’interazione con le persone e che abitualmente vengono collocati in salotto, cucina e perfino in camera da letto.
In relazione al mercato assicurativo italiano, 7 società già offrono servizi bundle di assicurazioni e domotica. La Smart home è ancora prevalentemente uno strumento di marketing associato alle offerte sugli immobili come elemento di differenziazione, che sarà valorizzata dall’adozione della sensoristica.
Contestualmente è necessario affrontare temi legati all’integrazione di dispositivi e soluzioni proprietarie attraverso una maggiore interoperabilità dei sistemi e dei prodotti di domotica delle diverse aziende produttrici.
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